image-917

PATATEM

Prezzo Semplice di Fuoco Sandro

24, Guglielmo 87040 Parenti (CS)

P.I. IT02969820782 Cod. SDI KRRH6B9


facebook
whatsapp
phone

Informazioni Legali

Cookie Policy

Privacy Policy

CGV

© 2021 Tutti i diritti riservati - Sito creato con apronline24.com

SAPEVI CHE ESISTE UNA VERA E PROPRIA INDUSTRIA DI TRASFORMAZIONE DELLE PATATE?

2021-02-03 07:44

Sandro Fuoco

industria,

SAPEVI CHE ESISTE UNA VERA E PROPRIA INDUSTRIA DI TRASFORMAZIONE DELLE PATATE?

L’impiego industriale della patata ha subito profonde evoluzioni, sia nella quantità che nella varietà di prodotti

L’impiego industriale della patata ha subito profonde evoluzioni, sia nella quantità che nella varietà di prodotti, dopo la seconda guerra mondiale, qualificandosi grazie ad innovative tecniche di trasformazione industriale per l’alimentazione umana. Non a caso, oggi, i termini fecoliera e distilleria hanno una connotazione negativa, quasi a significare uno svilimento subito dal tubero trattato rispetto al prodotto fresco. La patata da industria alimentare, al contrario, è percepita dal consumatore come un prodotto nobilitato attraverso la sua lavorazione e, significativamente, per indicare l’industria di trasformazione i tedeschi usano il termine “veredlungsindustrie”, ossia industria di nobilitazione. Nessun altro mercato come quello alimentare europeo risponde alle attuali esigenze, anche normative, orientandosi sempre di più verso prodotti con un alto grado di servizio aggiunto. Seppur con differenti livelli di efficienza, le industrie del settore operano soluzioni produttive e distributive che garantiscono al consumatore risparmio di tempo nella preparazione e nel consumo dei pasti: cibi pronti, semi pronti, surgelati o liofilizzati. La patata è un alimento estremamente versatile ed offre numerose opportunità di lavorazione tanto che la quantità di patate destinata all'industria di trasformazione nell'Unione Europea dovrebbe essere almeno raddoppiata rispetto ai due milioni e mezzo di tonnellate richieste da questo comparto industriale alla metà degli anni settanta. Considerato che l’aumento delle occasioni di acquisto dei prodotti trasformati a base di patate non sembra avvenire a discapito del prodotto fresco ma al contrario sembra avere un positivo effetto di traino e che gli Stati Uniti trasformano circa il 50% della propria produzione di patate le prospettive di crescita di questo settore industriale, in Europa, dovrebbero essere eccellenti. Tre sono i principali processi di trasformazione tecnologica della patata: estrazione di fecola, produzione di alcool e trasformazione in prodotti alimentari.

 

MATERIA PRIMA E NATURA DEI PROCESSI

Il contenuto in materia secca è un parametro fondamentale per l’ottimizzazione delle caratteristiche organolettiche quali la consistenza e la tenuta alla cottura. I valori sono simili per tutti i processi tranne che per le patate appertizzate per cui ne è richiesta una percentuale più bassa. Altro elemento considerato nella valutazione delle proprietà e qualità della materia prima sono gli zuccheri riduttori, la cui presenza influisce direttamente il verificarsi del processo di imbrunimento, fattore critico dei processi che comportano la fase di frittura come quelli delle patatine chips e delle semi fritte surgelate. La forma del tubero è particolarmente rilevante solo nel processo produttivo delle chips, nel quale si preferisce una forma tonda od oblunga corta, ed è non molto influente per gli altri processi;al contrario il calibro è molto importante per le patate in scatola, che devono essere più piccole possibili, e per le fritte, per cui è consigliata una grandezza superiore ai 50 mm. Infine, fra le caratteristiche ricercate, vengono indicate l’assenza di annerimento dopo la cottura per i fritti, fiocchi e patate appertizzate e la presenza di disfacimento della pasta alla cottura, elemento importante nella fase di ottenimento della purea di patate nel processo produttivo dei fiocchi. Le linee di produzione presentate in questa sede prevedono processi di trasformazione piuttosto elaborati. L’ottenimento di chips, prefritti surgelati o fiocchi, necessita l’utilizzo di macchinari progettati per la specifica linea produttiva in genere dal costo elevato. Le aziende con questo tipo di produzione hanno un elevato grado di specializzazione con processi potenzialmente scomponibili e con la possibilità di sfruttare economie di scala. Fanno eccezione i prodotti appertizzati. In questo caso, infatti, il processo produttivo è condotto in poche fasi e prevede l’uso di macchine semplici molto spesso prestate da altre lavorazioni conserviere. Non stupisce, alla luce delle considerazioni fatte sinora che essa sia il futuro di imprese di tipo artigianale e localizzate prevalentemente al Sud.

 

PREPARAZIONE DELLA MATERIA PRIMA

L’ottenimento di un prodotto finale di elevata qualità necessita dell’utilizzo di tuberi esenti da danni e difetti e con i migliori requisiti per quanto riguarda le proprietà di consistenza, contenuto di sostanza secca e zuccheri riduttori, tenuta alla cottura e assorbimento di olio. Per verificare l’idoneità della materia prima a tali attributi, viene prevista in entrata allo stabilimento una approfondita serie di controlli. I tuberi non immediatamente utilizzati dall'industria di trasformazione sono conservati in cassoni o cumuli alla rinfusa. La conservazione viene, in genere, effettuata in celle di frigo-conservazione a temperatura di 8° C oppure in magazzini totalmente chiusi o comunque al riparo dalla luce. Prima di iniziare il processo produttivo vero e proprio, le patate vengono preparate per la lavorazione. La preparazione della materia prima, comune a tutte le linee produttive, che costituisce la linea di testa dei processi, prevede inizialmente una fase di lavaggio, atta eliminare residui di terra presenti sui tuberi, ed una fase di pelatura, effettuata tramite l’utilizzo di soluzioni alcaline a caldo o con il vapore. La pelatura a vapore avviene per effetto della cottura dei primi strati superficiali dei tuberi e comporta, tra gli altri vantaggi, minori problemi legati alla depurazione delle acque di scarico. Il tempo di trattamento e la pressione del vapore sono in funzione dello spessore dello strato che si vuole asportare e di conseguenza della profondità degli “occhi” presenti sulla superficie del tubero. Alla fase della pelatura, comunque effettuata, segue la sbucciatura, che consente l’eliminazione della buccia e degli strati sotto epidermici interessati dal trattamento di pelatura. Infine, i tuberi non perfettamente pelati, e quelli che presentano alterazioni parassitarie o fisiologiche, vengono eliminati durante la selezione che conclude la prima parte del processo di preparazione con l’invio alle varie linee di produzione.

 

TRASFORMAZIONE IN PRODOTTI ALIMENTARI

La patata, originariamente considerata un alimento a buon mercato nell'ambito di una economia di sussistenza, è oggi un prodotto le cui caratteristiche organolettiche lo qualificano come materia prima di grande utilità per l’industria di trasformazione alimentare. La patata presenta un’ampia gamma di utilizzazioni quale materia prima per l’industria di trasformazione alimentare, anche se questo segmento di mercato in Italia non ha ancora un peso economico paragonabile a quello degli altri paesi comunitari. Il rapido incremento registrato dai prodotti trasformati, nonché la necessità di individuare nuovi sbocchi per la produzione pataticola, hanno portato anche in Italia ad un notevole sviluppo dell’attività di trasformazione industriale della patata, anche se con notevole ritardo rispetto ad altri paesi europei. In tale mercato le preparazioni a base di patate giocano un ruolo senz'altro rilevante. Infatti, prodotti come snack, primi piatti pronti, patate prefritte e fiocchi ben si adattano ad un consumo veloce e poco impegnativo. Per rispondere in modo più efficace alle richieste del mercato, le industrie di trasformazione di prodotti a base di patate propongono, accanto ai prodotti per così dire classici, delle soluzioni sempre più elaborate. Il numero di tipologie produttive oggi individuabili è davvero notevole al punto che, talvolta, una classificazione dei prodotti offerti dalle imprese è difficile da effettuare. Ma le preparazioni a base di patate possono essere comunque elencate in funzione del tipo di processo produttivo adoperato e della materia prima utilizzata: prodotti pronti (chips e snack), prefitti (stick, spicchi e tondello), surgelati (stick, spicchi, purea, gnocchi e cubettame), disidratato (fiocchi), appertizzati, di IV e V gamma. 

 

Chips e snack

Chips e snack sono prodotti pronti all'uso che non necessitano di ulteriori manipolazioni da parte del consumatore. Le patatine chips sono sottili lamelle di patate (di spessore compreso fra 0.6 e 1.5 mm) fritte in un bagno di olio portato ad una temperatura di 170° -180° C. Il prodotto finito deve essere di colore chiaro ed uniforme, croccante e non grasso, con un’umidità residua del 2-3% ed un tenore in olio del 30-40%. La prima fase del processo produttivo delle chips consiste nel tagliare in fette sottili le patate pelate sotto pioggia di acqua. La presenza di acqua durante l’operazione è importante per eliminare tutto l’amido libero presente sulla superficie al fine di evitare l’incollamento delle rondelle tra loro. Le lamelle così ottenute sono sottoposte ad un processo di scottatura (blanching) alla temperatura di 80° C per uniformare il colore e ridurre l’imbrunimento enzimatico che si forma comunemente sulla superficie dei tuberi crudi ed esposti all’aria. L’operazione più importante e al tempo stesso più delicata del processo è la frittura. Le lamelle di patate vengono fritte tramite immersione in olio di semi a 165°-170° C per circa 2 minuti e spesso nell'olio vengono aggiunti degli antiossidanti per prevenire l’irrancidimento del prodotto durante la commercializzazione. Dopo la frittura le chips vengono prima sgrassate, facendo sgocciolare l’olio in eccesso, poi salate con un’attrezzatura che distribuisce uniformemente il sale sul prodotto ancora caldo ed, infine, confezionate con macchinari automatici che, pesando il prodotto, riempiono e saldano le confezioni. Le patate utilizzate per la produzione di chips devono essere innanzitutto di forma tonda o oblunga corta di calibro medio (35-40 mm), per evitare che chips di dimensioni troppo grandi possono rompersi nei sacchetti. Per minimizzare la ritenzione di olio ed ottenere un migliore rendimento industriale è preferibile lavorare patate ricche in materia secca (maggiore è il contenuto in materia secca minore è la quantità di olio assorbita dal prodotto). Il tenore in materia secca deve essere, per questo motivo, compreso fra 23-25% del peso della materia fresca. Le chips, intese come tali, sono ormai un prodotto vecchio per la voglia di nuovo che contraddistingue il mercato del consumo. Per questa ragione, quasi tutte le ditte sembrano avere come obiettivo quello di mantenere quote di mercato già consolidate puntando sull'espansione dello snack o del pellet, partendo da fiocchi granulari di patata, ma anche mais che permette più libertà di innovazione. Vale la pena ricordare, a questo proposito, l’avvento sul mercato delle Pringles prodotte in Belgio e Germania, che hanno rappresentato argomento di grossa turbativa nel mercato del settore. Questo prodotto, realizzato partendo da fiocco, granuli aromatizzati ed altri componenti “segreti”, si colloca tra i pellet e gli snack; sono ottenuti da sfoglia laminata, punzonata e, biscottata e data l’uniformità delle cialde possono essere presentate in confezioni tubolari rigide, eleganti e facili da maneggiare. Questo prodotto ha inizialmente intaccando il mercato dello snack e ora sta invadendo anche lo spazio dei chips sottraendo una quota di mercato valutabile intorno al 15 – 20%. Anche se la tecnologia utilizzata è molto semplice, l’effetto sorpresa ha giocato un ruolo fondamentale perché l’opportunità di modificare e trasformare gli attuali impianti verso questi nuovi prodotti comporta valutazioni approfondite, visti i notevoli costi degli impianti. Anche per questo, l’andamento dei consumi delle chips negli ultimi 10 anni presenta un aumento valutabile in alcuni punti percentuali. Uniforme, invece, il sentore di tutti i produttori verso un moderato pessimismo per il futuro, visto che si teme un calo di produzione anche se modesto. Resta tuttavia il dato confortante che il consumo pro – capite di chips in Italia è di 0,6 kg/anno, mentre nei paesi nord europei oscilla intorno ai 5 kg/anno.

 

Patate semi fritte surgelate

Le patate fritte surgelate sono bastoncini di patate di forma variabile generalmente scottate, prefritte in olio e di seguito surgelate. Il prodotto finito contiene un’umidità residua del 60-65% ed un tenore in olio del 10-15%. Il processo di produzione inizia con il taglio delle patate pelate e selezionate in bastoncini di sezione quadrata e spessore variabile da 6 a 12 mm. I bastoncini sono poi sottoposti a blanching per 6-10 min a 75-90°C per uniformare il prodotto e in seguito fritti. Grazie alla scottatura, infatti, è possibile ottenere, oltre ad un colore più chiaro ed uniforme (per eliminazione parziale degli zuccheri riduttori dai tessuti periferici), un minore assorbimento di grasso durante la frittura (per gelatinizzazione dell’amido contenuto nelle cellule esterne), un prodotto più consistente e croccante, un tempo di frittura più breve ed una parziale inattivazione enzimatica. La fase di frittura (135-150°C) è la parte più importante di tutto il processo in quanto da essa dipendono le caratteristiche qualitative del prodotto finito quali l’uniformità della cottura, l’omogeneità del colore e l’oleosità. Per la frittura si impiega esclusivamente olio idrogenato che essendo solido a temperatura ambiente dà maggiore rigidità al bastoncino e ne diminuisce l’untuosità al tatto. Dopo una sgrossatura di prodotto il bastoncino di patata è rapidamente raffreddato, dopodiché viene pesato, confezionato ed infine surgelato, raggiungendo una temperatura al cuore del prodotto di -18°C. I tuberi utilizzati devono essere di forma oblunga o oblunga allungata e di calibro superiore a 60 mm. Nella fase di taglio in bastoncini le perdite sono molto importanti; è possibile ridurre le perdite se i tuberi utilizzati hanno un indice lunghezza/larghezza elevato. La materia prima ricercata per questi tipo di prodotto deve avere un tenore in materia secca sufficiente ma non eccessivo (20-23%). Il tenore in zuccheri riduttori deve essere di preferenza inferiore a 0,40-0,60% della materia fresca. Queste caratteristiche consentono un migliore rendimento industriale nel prodotto finito, un’inferiore ritenzione di olio ed un miglioramento della qualità gustativa. Questo segmento rappresenta, insieme a quello delle chips, il più sviluppato ed è quello che ha avuto nel recente passato una forte espansione grazie alla diffusione dei fast food, all'incremento dei pasti consumati fuori casa ed al crescente orientamento dei consumi verso prodotti a preparazione intermedia.

 

Prodotti surgelati

Il comparto dei surgelati ha fornito un contributo importante all’iniziale evoluzione dei consumi alimentari. Il suo trend di sviluppo, iniziato a metà degli anni ’70, è stato veloce e considerevole proiettando in pochi anni il consumo pro capite da 2 a 4,5 kg. Il settore industriale delle patate surgelate beneficia di un sistema di commercializzazione sperimentato e singolarmente efficiente che si realizza attraverso la saturazione delle moderne catene distributive.

 

Prodotti disidratati (fiocco)

I prodotti disidratati sono il prodotto di un processo di disidratazione e di riduzione in fiocchi di una purea ottenuta dalla lavorazione delle patate. La trasformazione in purea delle patate è l’operazione più delicata del processo produttivo. Durante l’ottenimento della purea, infatti, bisogna fare in modo che si rompa il minor numero di cellule possibili, pena l’aumento dell’amido libero e di conseguenza l’ottenimento di un prodotto poco consistente. A tal fine i tuberi vengono prima precotti, passati in una passatrice e poi, dopo nuova cottura a vapore, sottoposti ad un processo di omogeneizzazione. Nella passatrice vengono aggiunti degli additivi necessari per fornire al fiocco alcuni profumi e sapori particolari ad una certa resistenza all'ossidazione. La purea viene essiccata sotto forma di film in un cilindro essiccatore ed asciugato con getti d’aria calda, staccato dal cilindro ed inviato alla fioccatrice che lo frantuma in fiocchi mediante griglie di diversa dimensione. I fiocchi ottenuti possono confluire al confezionamento oppure possono essere depositati in silos dai quali verranno, poi, prelevati per essere confezionati. Il prodotto finito risulta sensibile alla luce ed all’ossigeno per cui viene normalmente confezionato in atmosfera modificata in sacchetti impermeabili alla luce ed ai gas. Le patate utilizzate per la trasformazione in prodotti disidratati devono essere a polpa farinosa e asciutte. Alla cottura devono presentare una certa sfioritura ed essere relativamente ricche in materia secca (20-24%). Alcune di queste caratteristiche apportano un miglioramento nel rendimento del prodotto finito ed in particolare nella qualità gustativa. Il tenore in zuccheri riduttori può essere più elevato che nel caso dei prodotti fritti: spesso infatti, può essere inferiore all’1% e talvolta allo 0,6% del peso in materia fresca. La produzione di fiocchi di patate è attuata solo in situazioni particolari quali la necessità di smaltimento delle eccedenze produttive, in caso di qualità scadente del prodotto o in presenza di ritiri AGEA. Il ricavo economico che il produttore agricolo percepisce in caso di avvio al prodotto alla fioccatura è, infatti, così basso da coprire solo una piccola parte dei costi di produzione. Una variante alla produzione di prodotti disidratati è costituita dalla linea snack pellet. Lo snack-pellet è un prodotto semi-finito, che rappresenta la base delle patatine “ricostruite”, ottenuto dalla lavorazione delle patate e somigliante per aspetto e struttura alla pasta secca; ha però la caratteristica di espandersi in olio o aria calda. La linea di produzione del prodotto è generalmente sostenuta da una sola macchina che esegue tutte le fasi del processo.

 

Prodotti appertizzati

Si tratta di un prodotto inscatolato in banda stagnata o in recipienti di vetro e conservato sotto liquido di governo. Il prodotto può essere presentato come patata novella (sotto calibro) o come cubettato in associazione o meno con altri ortaggi (macedonia di verdure). La semplicità del prodotto non garantisce un valore aggiunto molto alto e, quindi, l’interesse della domanda è scarso. Le patate appertizzate sono patate, intere o tagliate in cubetti o a lamelle, confezionate in scatole o barattoli, con un liquido di governo o sottovuoto, oppure in sacchetti di plastica sottovuoto e sottoposte a trattamento termico ad elevate temperature. La produzione di patate in scatole necessita di un processo meno complesso degli altri prodotti. La linea di produzione prevede prima la scottatura per ridurre l’imbrunimento enzimatico e per gelatinizzare l’amido, in seguito il raffreddamento per completare il processo di gelatinizzazione dell’amido e, poi, il confezionamento in scatole con un liquido di governo. Il liquido di governo è costituito da acqua con 1,5-3% di sale, oltre al sale può essere presente cloruro o citrato di calcio poiché riduce le sfaldature migliorando le caratteristiche delle patate. Le scatole ottenute, dopo aggraffatura sottovuoto, sono sottoposte ad un processo di sterilizzazione in autoclave. Durante la sterilizzazione avviene contemporaneamente la cottura del prodotto. La temperatura ed il tempo di trattamento sono funzione della confezione adottata e del tipo di prodotto e in genere sono all'incirca 120°C e 20-40 minuti. Per le patate impaccate sottovuoto il confezionamento avviene in buste di polipropilene trasparente. Il vuoto fa si che l’involucro aderisca perfettamente al prodotto conferendo una certa rigidità alla confezione. La sterilizzazione avviene con le stesse modalità previste per le scatole. Per la trasformazione industriale in prodotti appertizzati sono adatte patate a farinosità moderata, a debole tenore in materia secca(17-18%), con tuberi di piccolo calibro (20-40 mm) che conservano una buona consistenza a seguito della sterilizzazione e che non tendono ad annerire dopo la cottura. Spesso sono il risultato di scarti di scelta, tuberi cioè di taglia inferiore al limite autorizzato dalla regolamentazione per la commercializzazione. La trasformazione appertizzata della patata rappresenta un prodotto particolare che in Italia non trova molti sbocchi di mercato o prospettive di sviluppo.

 

Prodotti di IV e V gamma

La differenziazione fra IV e V gamma consiste nel livello di servizio offerto, infatti per IV gamma si intende un prodotto che è consegnato fresco, ma crudo, e di conseguenza la lavorazione prevede lavaggio, cernita, pulitura, pelatura, taglio, confezionamento, ecc.. Il prodotto finale può essere consumato con la sola aggiunta del condimento, come nel caso delle insalate, oppure può essere il prodotto base per successivi trattamenti quali la cottura, la frittura, ecc..come nel caso di grosse mense aziendali che scelgono di cucinare il prodotto finale evitando la parte a monte che riguarda la pulitura e la preparazione del prodotto. Per V gamma, invece, si intende un prodotto che è consegnato cotto e pronto all'uso e, quindi, la semplice aggiunta di un processo di cottura alla catena tecnologica di IV gamma. Tutti questi prodotti, che sono consegnati senza conservanti e in genere sotto vuoto, hanno deperibilità molto alta, per cui il loro consumo deve essere effettuato in breve tempo. Grazie all'alto grado di servizio offerto, i prodotti di IV e V gamma vivono un momento commercialmente favorevole su tutto il territorio nazionale, sia nel catering sia per il consumo domestico. Proprio per la loro facile commercializzazione nel contesto della Grande Distribuzione Organizzata e del Catering nel meridione d’Italia, i prodotti di V gamma sono, fra tutti, quelli attualmente più vantaggiosi per una nuova attività aziendale.

 

ESTRAZIONE E PRODUZIONE DI FECOLA

Per lungo tempo per patata da industria si è inteso la patata destinata all'estrazione della fecola e, in seconda battuta, quella destinata alla produzione di alcol. Il processo industriale di estrazione è molto semplice e consiste in lavaggi prolungati di fettucce di polpa di patata, seguiti da decantazione e successiva essiccazione. Oggi l’industria europea della fecola è concentrata quasi esclusivamente in Olanda ed in alcuni altri bacini produttivi del nord. Ciò dipende, ancora una volta, da particolari condizioni di economicità realizzate tramite un’accurata selezione delle varietà. Anche in questo caso l’innovazione derivante dall'introduzione di cultivar tardive e caratterizzate da alto contenuto di fecola premia la diversa importanza che l’imprenditoria nord-europea riserva alle indispensabili attività di ricerca e sviluppo. Nell'Europa occidentale la trasformazione di patate per fecola avviene per il 45% in Olanda, per il 22% in Germania e per il 20% in Francia. In Italia, questo tipo di trasformazione è sempre stato di scarso interesse ed è andato progressivamente sparendo; infatti, le ultime due fecoliere, una operante in Abruzzo ed una in Campania, hanno cessato l’attività negli anni ’70 costringendoci a dipendere da importazioni per la totalità del nostro fabbisogno. La fecola è l’amido in polvere ottenuto dalla lavorazione delle patate. Il processo produttivo è piuttosto complesso e prevede essenzialmente la trasformazione delle patate in una soluzione colloidale. Questa è ottenuta mediante uno sminuzzamento, un trattamento meccanico ed un passaggio su setacci meccanici al fine di separare, mediante lavaggio, i granuli di fecola dai detriti cellulari. La fecola, raccolta in vasche di deposito, si presenta inizialmente di colore giallastro; denominata latte di fecola, è trattata ancora con acqua, quindi asciugata ed essiccata. A seconda del metodo di preparazione, si trovano in commercio: fecola perfettamente secca, in polvere finissima e setacciata, chiamata farina di fecola; la fecola commerciale, che ha un contenuto medio di amido dell’82% ed un’umidità del 17-18%; la fecola verde o umida con un contenuto in acqua del 40- 50%. Le patate da fecola sono molto farinose ed asciugate, si aprono quasi completamente alla cottura, presentano una consistenza debole ed una struttura grossolana. Nelle patate da fecola il parametro più importante è ovviamente la ricchezza di fecola per cui, ad essere rilevante, non è tanto il peso unitario ma il peso d’amido. Il contenuto d’amido subisce per una stessa varietà una fluttuazione in base all'andamento stagionale, all'ambiente, alla tecnica colturale, fluttuazioni che possono estendersi finanche al 25-30% del titolo in amido. La fecola è ampiamente utilizzata e fra i principali usi se ne possono distinguere due prevalenti: uno alimentare, in pasticceria, per le conserve di ortaggi e per la salatura di carni, ed uno industriale, nell'industria tessile per l’appretto dei tessuti, nell'industria cartaria e nell'industria chimica per la produzione di destrine e glucosio.

 

PRODUZIONE DI ALCOOL

Le precedenti considerazioni in merito alla localizzazione della produzione europea per l’estrazione della fecola sono riferibili anche alla produzione di alcool di patate. Anche in questo caso tutta una serie di fattori hanno favorito la concentrazione delle industrie di trasformazione in Germania e nord Europa. In Italia la distillazione trova ostacolo nei gravami fiscali specifici e nell'impiego di frutta come base di estrazione alcolica che necessita di impianti industriali più semplici. Infatti, la fermentazione delle frutta avviene spontaneamente in presenza di determinate condizioni ambientali, mentre la patata richiede la cottura e l’innesco con particolari enzimi affinché l’amido diventi fermentabile quando si utilizzano varietà non particolarmente idonee. Possiamo allora sicuramente affermare che, in Italia, è avviata alla distillazione, con conseguenti cali nelle rese di trasformazione, solo il surplus delle campagne eccedentarie e gli scarti di produzione. Occorre però osservare che, se l’attuale corrispettivo che i produttori ricavano dall'invio alla distillazione del loro prodotto riesce a coprire solo una parte dei costi di produzione, in futuro la distillazione potrebbe diventare economicamente conveniente grazie alle politiche economiche di riduzione dei consumi energetici da fonti non rinnovabili. Anche in questo caso l’innovazione legata alle nuove ricerche sui carburanti alternativi e da biomassa potrebbe essere il risultato di un incremento della redditività della produzione e trasformazione della patata in Italia.